La ricerca condotta dall’Istat “Gruppi sociali e welfare state: una lettura integrata dei dati” ha dimostrato come in Italia, quando si tratta di welfare risulta difficile parlare di un solo Paese.
La ricerca condotta dall’Istat “Gruppi sociali e welfare state: una lettura integrata dei dati” e presentata dal presidente Giorgio Alleva nel corso del convegno “A ciascuno il suo welfare. Bisogni mutevoli, scelte individuali, risposte integrate” organizzato da Unipol in collaborazione con UniSalute, ha dimostrato come in Italia, quando si tratta di welfare risulta difficile parlare di un solo Paese. Il documento mostra come nove gruppi sociali (operai a tempo indeterminato sui 45 anni , famiglie a basso reddito, famiglie di impiegati, operai in pensione, le famiglie tradizionali della provincia, un gruppo a basso reddito di anziane sole e di giovani disoccupati, le pensioni d'argento e la classe dirigente ) fanno ricorso ai servizi di welfare.
L’elemento che subito balza agli occhi è che il 75,6% degli appartenenti alla classe dirigente si dichiara in buona salute, questa percentuale cala man mano che si prendono in considerazione le classi sociali meno abbienti fino ad arrivare al valore più basso, il 60,5%, fra gli anziani soli e i giovani disoccupati.
Altro dato interessante che traspare dalla ricerca è che soltanto un’italiana su cinque appartenente alle famiglie basso reddito ha effettuato una mammografia negli ultimi due anni. Anche in questo caso la percentuale aumenta salendo la scala sociale. Leggendo attentamente la ricerca si nota anche come la percentuale più alta di persone che negli ultimi 12 mesi hanno dichiarato di non aver potuto effettuare esami o cure mediche per problemi economici è più alta nelle famiglie a basso reddito con stranieri ,nelle famiglie a basso reddito di soli italiani e fra le anziane sole e i giovani disoccupati.
Un altro dato su cui porre particolare attenzione è l’invecchiamento della popolazione, in Italia ci sono molti più anziani che giovani e il trend di sbilanciamento è in continua crescita.
Questo è un dato da un sottovalutare perché le pensioni e i servizi assistenziali sono pagati dalla popolazione in attività: se questa è di molto inferiore a quella che fruisce dei servizi il sistema rischia di non essere sostenibile.